Ernani ARRIA
/artista
/biografia
Ernani Arria nasce nel 1973 in Messina. Nel 1992 si diploma a Reggio Calabria presso il Liceo Artistico "Mattia Preti", istituto superiore fondato dal sagista e pittore Alfonso Frangipane. Grazie a questo percorso di studi, l'artista comincia la sua carriera come illustratore e grafico di libri, dove può dimostrare la propria abilità nel tratto a matita per importanti case editrici.
Dal 1994 lavora nel Ministero della Difesa, coniugando l’impegno professionale nell’Esercito con la creazione artistica; partecipa a numerose missioni militari all’Estero, in particolare in Bosnia Erzegovina e in Afghanistan.
Teatro, poesia, cinema e viaggi sono le passioni più importanti del pittore. Recita per diversi anni in una compagnia teatrale di Verona ed esordisce come protagonista nella pièce teatrale Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello, opera nella quale ha la possibilità di affrontare temi a lui cari, come la diversità in ogni sua declinazione, il problema della violenza sulle donne e l’importanza della non discriminazione. Pubblica nel 2009 il libro Com’è sentirsi completamente nudo virgola, una raccolta di poesie dove l’artista racconta attraverso la parola la sua personalità complessa ed eclettica.
Il suo repertorio pittorico è dominato dalla centralità del colore e dalla luminosità del sud dell’Italia, sua terra d’origine. La tecnica utilizzata attraversa varie fasi pittoriche, che dimostrano il suo continuo lavoro di analisi tecnica e compositiva. Creativo, ispirato e ironico, Ernani Arria ricerca con avidità ogni occasione ed elemento per creare immagini poetiche, misteriose e suggestive. Oggi vive e lavora tra Pisa e Milano.
/biography
Ernani Arria was born in 1973 in Messina. In 1992 he graduated from the "Mattia Preti" School of Art in Reggio Calabria, an institution of higher education founded by the writer and painter Alfonso Frangipane. Thanks to this course of study the artist began his career as an illustrator and designer of books, where he was able to demonstrate his ability with working in pencil for major publishing houses.
Since 1994 he has worked for the Ministry of Defense, combining his professional commitment in the Army with his artistic creation; he participated in numerous military missions abroad, particularly in Bosnia and Herzegovina and Afghanistan.
Theater, poetry, cinema, and travel are the painter’s primary passions. He participated for several years in a theater company of Verona and made his debut as the protagonist in the play Le cinque rose di Jennifer by Annibale Ruccello, a work in which he had the opportunity to address issues dear to him, including diversity in all its forms, the problem of violence against women, and the importance of non-discrimination.
In 2009 he published the book Com’è sentirsi completamente nudo virgola, a collection of poems in which the artist used language to express his complex and eclectic personality.
His pictorial repertoire is dominated by the centrality of the color and luminosity of the south of Italy, his region of origin. His painting technique has gone through different phases, demonstrating his ongoing pursuit of technical analysis and composition. Creative, inspired, and ironic, Ernani Arria avidly searches for every opportunity to create poetic, mysterious, and evocative images. Today he lives and works in Milan and Pisa.
Ernani Arria nace en el año 1973 en Messina.
En 1992 se licencia en Reggio Calabria en el liceo
artístico “Mattia Preti”, instituto superior fundado por el
ensayista y pintor Alfonso Frangipane. Gracias a estos
estudios, el artista empieza su carrera como ilustrador
y grafista de libros, donde puede demostrar su
habilidad como dibujante para importantes editoriales.
Desde el año 1994 trabaja en el Ministerio de
Defensa, conjugando la actividad profesional en el
Ejército con la creación artística; participa en
numerosas misiones militares en el extranjero, en
particular en Bosnia Herzegovina y en Afganistán.
Teatro, poesía, cine y viajes son sus pasiones más
importantes.
Actúa muchos años en varias compañías teatrales de
Verona y debuta como protagonista en la pieza
teatral Las cinco rosas de Jennifer de Annibale
Ruccello, obra en la que puede afrontar temáticas
para el importantes, como la diversidad en todas sus
vertientes, el problema de la violencia de género y la
importancia de la no discriminación. Publica en 2009
el libro Como es estar totalmente desnudo coma, una
recopilación de poesías donde el artista cuenta a
través de la palabra su personalidad compleja y
ecléctica.
Su repertorio pictórico está dominado por la
centralidad del color y de la luminosidad del sur de
Italia, su tierra de origen. La técnica utilizada atraviesa
varias fases pictóricas, que demuestran su continuo
trabajo de análisis técnico y compositivo. Creativo,
inspirado e irónico, Ernani Arria busca ávidamente
cada ocasión y elemento para crear imágenes
poéticas, misteriosas y sugestivas. Hoy vive y trabaja
entre Pisa y Milán.
/biografía
Il colore, la forma e i pensieri che vivono nel profondo
Le opere di Ernani Arria sono caratterizzate da colori intensi e contrasti cromatici forti. Il colore è il suo mezzo espressivo più importante e gli dà la possibilità di descrivere le atmosfere, i viaggi e gli stati d’animo in maniera forte e decisa. Il colore rende vivo l’inconscio e lo fa emergere con tutta la sua potenza. I suoi principali referenti artistici sono pittori quali Frida Khalo per la composizione del quadro, Gustav Klimt per il simbolismo pittorico e i soggetti femminili, Egon Schiele per il tratto energico e nervoso e Paul Gauguin per l’esplosione cromatica.
Paesaggi e figure sono i soggetti principali del suo percorso artistico. I paesaggi sono rappresentati come masse plastiche, fatte di volumi pieni e rifinite con un tratto a china nero, quasi a voler contenere l’intensità cromatica del colore. La natura è colorata con i suoi ricordi, sensazioni e profumi, che creano superfici allo stesso tempo compatte e vibranti. La sua natura è un panorama irradiato dal sole e mai cupo, come quelle giornate estive cariche di ronzii d’insetti e di aromi mediterranei. Sicuramente i colori dell’Italia e delle visioni della sua adolescenza, come ci ricorda l’opera Impaginando la mia terra (2013), ma anche della Spagna, a cui l’artista è molto legato e in particolar modo al cammino di Santiago di Compostela, il percorso che i pellegrini intraprendevano sin dal Medioevo per arrivare alla tomba di Giacomo il Maggiore, primo apostolo martire ed evangelizzatore della penisola iberica. Proprio a questo viaggio è ispirata l’opera Equilibrio il mio passo (2012), dove massicci blocchi di cemento si susseguono lungo il cammino per indicare i chilometri percorsi, un’immagine suggestiva impressa nei ricordi di Arria e tradotta nel linguaggio pittorico.
Amore, violenza, maternità e amicizia sono i temi delle opere figurative. I diversi ambiti tematici permettono di esplorare l’inconscio dell’artista, quei pensieri che vivono nel profondo e che con fatica diventano pittura, attraverso la tensione continua che lega il visibile con l’invisibile. L’opera Meccanismo (2008)
ricorda un’interiorità aggrovigliata, fatta di
atmosfere oniriche, piazze dechirichiane, pance
aperte che permettono di guardarci dentro
e rami che uniscono teste bianche in un abbraccio
inestricabile. E poi quella finestra azzurra, presente
anche in Donandosi (2013), che raffigura il mondo
esterno che, per un meccanismo inverso, non è
visibile alla visione e alla coscienza, ma è solo
una geometria piatta e azzurra. Questa necessità
di attraversare l’inconscio ci riporta agli scritti
della pittrice americana Georgia O’Keeffe: “Io
credo che una forma realmente vivente discenda
inevitabilmente dagli sforzi del singolo di dare
forma significante a ciò che vive nel viaggio
avventuroso dello spirito nello sconosciuto, dove
esso ha sperimentato qualcosa, ha sentito qualcosa che non ha capito, e da questa esperienza nasce il desiderio di rendere conosciuto lo sconosciuto, […] di chiarire qualcosa di ciò che si avverte ma che non si comprende esattamente. […] Io credo che ciò, sotto un certo aspetto, sia chiaro a tutti, quando si nasce, ma che per la maggior parte degli uomini finisca per scomparire.” 1
[1] Bitta Benke, Georgia O’Keeffee, Taschen, Köln, 2000, pag. 70
Ma questo esaurimento della ricerca nel corso dell’esistenza non appartiene ad Ernani Arria che, attraverso le sue opere, cerca sempre di scendere più in profondità e trovare l’inafferabile.
In Dentro e fuori dal corso (2013) la parola chiave è il pensiero che cerca di emergere alla coscienza. Questo dipinto è uno dei pochi autoritratti dell’artista, dove il rosso e il viola sono i colori dominanti: rosso come passione, creatività, voglia di dire e fare e viola come consapevolezza, trascendenza, purezza. La figura maschile al centro del quadro ha un corpo solido e muscoloso, che ricorda le figure di Tamara de Lempicka per il tratto spigoloso e delineato. Di quest’opera l’artista racconta: “Ho dipinto questo quadro in un momento particolare della mia vita. Jung diceva che è difficile tollerare una sofferenza che non si riesce a comprendere e io mi sentivo come sospeso, in attesa di qualcosa che non arrivava. Per questo ho dipinto un uomo con un cubo di Rubik, il poliedro magico che si può maneggiare liberamente in tutte le situazioni. Io però ho voluto rappresentarlo come un oggetto immobile, in modo speculare alla mia vita in quel momento. Inerte perché le mani non avevano neppure la voglia di cambiare la posizione dei pezzi del cubo, figuriamoci di una vita. Così ho rappresentato un uomo in trappola, legato con un filo spinato intorno e dentro al corpo, che è talmente indeciso da rimanere fermo in attesa, mentre nella sua testa si avvicendano pensieri, ricordi, domande, ma nessuna aspettativa. E’ la spietata sensazione di essere persi nella propria vita.” Sia in quest’opera, che in Meccanismo, la composizione pittorica di Ernani Arria risente dell’influenza della pittura Metafisica. Questo andare oltre (metà) le cose fisiche (physikà) si ritrova nelle atmosfere sospese e nei soggetti onirici e senza volto che ricordano i manichini dechirichiani, archetipi di uomini senza volto che si mettono in posa all’interno del dipinto.
The color, shape, and thoughts that live beneath the surface
The works of Ernani Arria are characterized by vibrant colors and strong chromatic contrasts. Color is his most important means of expression and gives him the opportunity to describe atmosphere, movement, and mood in a strong and determined way. Color allows his unconscious to emerge with all its life and power. His primary artistic influences are painters such as Frida Kahlo for the composition of the painting, Gustav Klimt for the pictorial symbolism and feminine subjects, Egon Schiele for the energetic and nervous expressiveness, and Paul Gauguin for the explosion of color.
His principal artistic subjects are landscape and the figure. The landscapes are represented as plastic masses, made of solid volumes and refined with an outline of black ink, as if to contain the chromatic intensity of the color. Nature is colored by memory, sensation, and essence, creating surfaces that are at the same time compact and vibrant. Nature for him is a panorama resplendent by the sun and never dull, like those summer days full of buzzing insects and Mediterranean aromas. Surely these are the colors of Italy and are derived from visions of his adolescence, as exemplified by the piece Impaginando la mia terra (2013), but also of Spain, to which the artist has close ties, and particularly the road to Santiago de Compostela, the path that the pilgrims have followed since the Middle Ages to arrive at the grave of the Apostle Saint James, the first martyr and evangelist of the Iberian Peninsula. It was this trip that inspired the work Equilibrio il mio passo (2012), where massive concrete blocks line the path to indicate mileage, a suggestive image imprinted in Arria’s memories and translated into pictorial language.
Love, violence, motherhood, and friendship are the subjects of his figurative work. These different themes allow for the exploration of the artist's unconscious, those thoughts that reside below the surface and with some effort are transformed into painted images through the continuous tension that binds the visible with the invisible. The work Meccanismo (2008) recalls a tangled interior composed in a dreamlike atmosphere, like the piazzas of De Chirico—open bellies that allow you to look inside, and branches that unite white heads in an inextricable embrace. And then the blue window, also in Donandosi (2013), depicting the outside world in a reverse mode not discernable to the vision and consciousness, but as just a flat geometrical blue. This need to explore the unconscious brings us back to the writings of the American painter Georgia O'Keeffe: "I believe that an actual living form inevitably comes from the efforts of the individual to give significant shape to that which lives, in the adventurous journey of the spirit into the unknown, where it has experienced something, felt something it did not understand, and from this experience comes the desire to make known the unknown, [...] to clarify some of what is perceived but not exactly understood. [...] I believe that this, in some respects, is clear to everyone when they are born, but for most it ends up disappearing.”[1]
But this exhaustion of research in the course of existence does not apply to Ernani Arria who, through his work, always attempts to go deeper and find the elusive.
In Dentro e fuori dal corso (2013), the key word is the thought that seeks to emerge into consciousness. This painting is one of the few self-portraits of the artist, where red and purple are
[1] Bitta Benke, Georgia O’Keeffee, Taschen, Köln, 2000, pag. 70
the dominant colors: red signifying passion, creativity, and the willingness to say and do, and purple meaning awareness, transcendence, and purity. The male figure at the center of the painting has a solid muscular body, reminiscent of the figures of Tamara de Lempicka for its angular and delineated appearance. Of this work, the artist says: "I painted this picture at a particular time of my life. Jung said that it is difficult to bear suffering that you cannot understand and I felt as if suspended, waiting for something that would never arrive. For this I painted a man with a Rubik's cube, the magical polyhedron that you can manipulate freely in all directions. But I wanted to portray it as an immovable object, as a reflection of my life at that time. It is inert because the hands do not even have the desire to change the position of the pieces of the cube, much less of life. So I represented a man trapped; he is tied with barbed wire around and inside his body, which is so undecided that it remains held still while in his head thoughts, memories, and questions alternate, but with no expectations. There is the grim feeling of being lost in one's life." Whether in this work, or in Meccanismo, Ernani Arria’s pictorial compositions discover their inspiration in metaphysical painting. In this method of going beyond (metà) physical things (physikà) he finds himself in an atmosphere of suspension, amid dreamlike subjects reminiscent of the faceless mannequins of De Chirico, archetypes of faceless men who pose themselves within the field of painting.
L’inquietudine sul senso dell’esistenza: le donne e i loro ritratti enigmatici
In molte opere di Ernani Arria troviamo figure femminili. Pensando a Rossy (2010) è un omaggio a Rossy de Palma, l’attrice spagnola denominata Dama Picasso per i lineamenti irregolari del viso, che ha recitato in diversi film di Almódovar.
L’artista la dipinge con delle linee quasi cubiste, come i tratti singolari del suo volto, talmente caratteristici da essere richiesti dai più importanti registi e per le più prestigiose campagne pubblicitarie. I capelli sono un arcobaleno di colori che ricordano la personalità decisa e carismatica dell’attrice. In Un’attesa diversa (2011) una donna si appogia svogliata su un divano e rivolge lo sguardo nel vuoto, in attesa di qualcosa.
Un’ombra profonda oscura il volto della figura femminile di Le cinque rose (2011), ispirato al personaggio interpretato dall’artista nell’opera teatrale Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello. I suoi lineamenti duri, spigolosi, androgini, sono messi in risalto dal contrasto marcato tra luce e ombra, come se il viso, parte del corpo identificativa di ogni individuo, non volesse essere mostrata allo spettatore. Gli occhi sono chiusi come in un attimo di abbandono e pieni di mistero. L’aspetto del maschile e del femminile che è in noi, quella che Elémire Zolla chiamava “nostalgia dell’interezza” e che ancor prima Jung definiva animus e anima, sono spesso rappresentati dall’artista. A riguardo Arria scrive: “Sono affascinato da questo aspetto dell’essere maschile e femminile che persiste nella nostra anima, quella completezza che esiste nell’unione degli opposti. Amo le figure mitologiche, storie di personaggi senza tempo radicate nella memoria di tutti noi e queste due parti, il femminile e il maschile, hanno per me un valore assoluto. Per questo motivo le mie figure femminili sono sempre un po’ maschili e quelle maschili a sua volta femminili. Penso che le figure androgine ben rappresentino questo concetto di essere una cosa e un’altra contemporaneamente. Nella storia dell’arte come dimenticare il San Giovanni Battista di Leonardo, un dipinto che esprime questo contrasto in maniera totalmente armonica.”
Lo stesso corpo androgino lo troviamo in Donandosi (2013), dove una madre senza braccia tiene stretta a se due bambini in uno scenario urbano irreale coperto da grosse margherite. Una donna ci osserva pietrificata e con le orbite vuote e nere, come quei manichini per gli abiti, che sono lì per vestire qualsiasi cosa debbano indossare. Di quest’opera misteriosa l’artista spiega: “Ho dipinto quest’opera partendo dall’idea che a volte l’amore materno è così forte da toglierti tutto e per questo la madre che ho raffigurato nel dipinto è senza braccia. E’ quell’amore materno che si dona a discapito dell’essere donna.”
Ne L’impero dell’ immagine (2008) l’artista fa emergere da un fondo scuro una figura di donna. Attraverso quest’opera studia i diversi strati, le tinte per gli sfondi, la densità dei colori, la stesura e la qualità della pittura. La figura, ombreggiata con il bianco, sembra emergere da un mondo ctonio, scuro, in bilico tra realtà e immaginazione. Nel suo repertorio pittorico ritroviamo anche donne mostruose come Medusa, figura mitologica condannata a vivere in solitudine con una capigliatura fatta di serpenti. In Mi calzo nell’Eden (2013) Medusa guarda ammiccante lo spettatore e da mito infernale che trasforma in pietra tutto ciò che osserva si trasforma in donna seduttiva che si mette in posa, accarezzandosi il viso. Si pensi alla Medusa di Caravaggio, che sembra lanciare un urlo straziante o a quella di Böcklin, quasi cadaverica per l’espressione del volto. Ernani Arria invece la immagina come una donna provocante e solare. Aggiunge addirittura i limoni che vedeva durante la sua infanzia negli agrumeti del sud d’Italia, gialli e maturi, totalmente lontani dall’atmosfera cupa dell’iconografia classica. Una rivisitazione del mito molto particolare, carica di suggestione. Anche in Meccanismo, la donna che tiene in mano i fili dell’esistenza, viene rappresentata in bilico tra mistero e solarità: una forchetta tra le labbra e delle arance tra i capelli, una Madre Natura rigogliosa e fiera con lo sguardo rivolto chissà dove.
Anxiety about the meaning of existence: women and their enigmatic portraits
In many works by Ernani Arria we find female figures. The painting Pensando a Rossy (2010) is a tribute to Rossy de Palma, the Spanish actress with irregular facial features often referred to as Lady Picasso, who stars in several films by Almodóvar. The artist paints her with almost cubist lines, like the singular features of her face, so characteristic as to be requested by the most important directors and for the most prestigious advertising campaigns. Her hair is a rainbow of colors that remind us of the strong and charismatic personality of the actress. In Un’attesa diversa (2011) a woman reclines listless on a couch and turns his gaze into space, waiting for something.
Deep shadow obscures the face of the female figure of Le cinque rose (2011), inspired by the character played by the artist in the play Le cinque rose di Jennifer by Annibale Ruccello. His hard, angular, androgynous features are highlighted by the sharp contrast between light and shadow, as if not wanting to show the face, the body part which identifies each individual, to the viewer. The eyes are closed as if in a moment of abandon and are full of mystery. The appearance of the masculine and feminine within us, what Elémire Zolla called the "nostalgia for wholeness" and even earlier Jung called the anima and animus, are often represented by the artist. In this regard Arria writes: "I'm fascinated by this aspect of masculinity and femininity that persists in our souls, that completeness that exists in the union of opposites. I love mythological figures, stories of timeless characters rooted in the memory of us all, and these two parts, the feminine and the masculine, have for me an absolute value. For this reason my female figures are always a bit masculine and my men in turn are feminine. I think androgynous figures represent well this concept of being one thing and another at the same time. In the history of art we cannot forget San Giovanni Battista by Leonardo, a painting that expresses this contrast in a totally harmonious way." The same androgynous body is found in Donandosi (2013), where a mother with no arms holds two children close in an unreal urban setting covered by large daisies. The petrified woman watches us with empty black eye sockets, like those mannequins for clothes, which are there to dress up in whatever needs to be worn. Of this mysterious work the artist explains: "I created this piece with the idea that sometimes a mother's love is strong enough to take away everything and that's why the mother that I have depicted in the painting is without arms. It is that maternal love which gives itself at the expense of being a woman."
In L’impero dell’ immagine (2008), the artist creates the figure of a woman that emerges from darkness. Through this work he studies the different layers, the background tints, the color density, and the preparation and quality of the painting. The figure, shaded with white, seems to emerge from the underworld, dark, and hovering between reality and imagination. In his pictorial repertoire we also find monstrous women such as the Medusa, the mythological figure condemned to live in solitude with a head of hair made of snakes. In Mi calzo nell’Eden (2013) Medusa winks at the viewer and, from the infernal myth in which she turns all who look at her into stone, she transforms into a seductive woman who poses, caressing her face. One thinks of the Medusa by Caravaggio, who seems to emit a piercing scream, or that of Böcklin, who is almost cadaverous in the expression of her face. Ernani Arria instead imagines her as a provocative and radiant woman. He even adds lemons, which he saw during his childhood in the citrus groves of southern Italy, yellow and ripe, and completely distinct from the dark classical iconography. This is a very peculiar reinterpretation of the myth, and full of suggestion. Even in Meccanismo, the woman who holds the threads of existence is represented in the balance between mystery and radiance: with a fork in her mouth and oranges in her hair, she is a lush and fair Mother Nature with an eye turned toward who knows where.
“Poetry is the art of the scream
that everyone
does with himself.”
Ernani Arria
“La poesia è l’arte dell’urlo
che ognuno
fa con se stesso”.
Ernani Arria
Identità di madre
Olio su tela 70 x 90 ( 1996)
"Ero seduto su un cespuglio di ortiche quando partoristi il tuo corpo"
da "Quattro parole" - 2004
Arria E.
Una luna piena madre di tutte le maree osserva da lontano timida, fiera.
Una madre forte e tenace , distaccata, attenta al movimento, la luce dei suoi figli avvolti dall'esspressione, dell'essere...